Redigere un POS (Piano Operativo di Sicurezza) non significa solo compilare un documento: significa dimostrare che l’impresa conosce e governa i rischi del proprio cantiere. Un POS incompleto o generico può portare a sanzioni, fermi lavori e contestazioni da parte di CSE, ASL o committenti. In questo articolo vediamo come redigere il POS in modo corretto, passo dopo passo, con consigli pratici e attenzione agli errori più comuni.
Parti dalla descrizione reale dell’attività
Un POS efficace deve raccontare con chiarezza e concretezza cosa farà l’impresa in cantiere:
- Descrivi l’opera, la sua localizzazione e il ruolo specifico dell’impresa.
- Indica mezzi, attrezzature e lavorazioni previste.
- Specifica chi sarà presente (titolari, dipendenti, subappaltatori).
Questa parte iniziale è spesso sottovalutata, ma è essenziale per contestualizzare tutto il piano. Ogni cantiere è diverso: tempi, logistica, vincoli strutturali, accessi, condizioni ambientali. Il POS deve essere costruito come un abito su misura, anche nei progetti piccoli o ripetitivi.
Evita frasi generiche da copia/incolla. Personalizza. Chi legge (CSE, ispettori, cliente) deve percepire che il documento è stato fatto con consapevolezza.
Mappa i rischi specifici del cantiere
Dopo la descrizione, il cuore del POS è la valutazione dei rischi. Per redigere il POS in modo corretto, è necessario:
- Analizzare i rischi generici (caduta, scivolamento, elettrico, rumore, polveri).
- Valutare i rischi legati alle lavorazioni specifiche dell’impresa.
- Considerare i rischi legati all’uso di attrezzature, sostanze pericolose e interferenze tra imprese.
Utilizza tabelle o schemi per:
- Collegare ogni rischio a una misura preventiva concreta.
- Definire i DPI previsti.
- Specificare le procedure operative adottate.
Il POS deve anche indicare la probabilità e gravità dei singoli rischi, motivando le scelte. Se lavori in quota, ad esempio, devi specificare la presenza di linee vita, parapetti, punti di ancoraggio e l’addestramento ricevuto.
Descrivi le misure organizzative e tecniche adottate
Non basta elencare i rischi: bisogna dimostrare come vengono gestiti nella pratica. In questa sezione descrivi:
- Le procedure di emergenza (incendio, infortunio, evacuazione).
- I DPI forniti ai lavoratori, con relative istruzioni d’uso.
- I corsi di formazione effettuati (con date e contenuti).
- La gestione dei rifiuti e delle sostanze pericolose.
Inserisci anche:
- I riferimenti normativi utilizzati.
- I protocolli per il controllo interno (riunioni, ispezioni, checklist).
- Le modalità di segnalazione degli infortuni e degli eventi pericolosi.
Più il POS è dettagliato, più funziona come strumento di prevenzione reale. Un buon piano anticipa i problemi, non si limita a elencarli.
Personalizza il piano per quel cantiere specifico
Uno degli errori più gravi è usare un POS standardizzato. Per essere valido, il POS deve:
- Essere firmato dal datore di lavoro o delegato.
- Includere l’organigramma reale di cantiere (con nomi e ruoli).
- Essere coerente con il PSC (se presente).
- Essere aggiornato ogni volta che cambia qualcosa (fasi di lavoro, macchinari, personale, ambienti).
Un POS ben fatto è utile anche in sede di audit, gare pubbliche e verifiche documentali: è la “fotografia tecnica” della presenza dell’impresa in cantiere, e può rafforzare l’affidabilità percepita dal committente.
Usa un modello professionale (ma adattabile)
Puoi partire da un modello base ma devi:
- Rimuovere le sezioni non pertinenti.
- Compilare ogni parte con dati aggiornati e specifici.
- Allegare documenti utili: planimetrie, layout cantiere, cronoprogrammi, deleghe.
L’utilizzo di software gestionali per la sicurezza può aiutarti a:
- Generare piani coerenti con la normativa;
- Tracciare versioni e aggiornamenti;
- Condividere il POS in digitale con preposti, RSPP, coordinatori.
Il modello va visto come una base flessibile, mai come un format rigido.
Cosa evitare quando redigi un POS
Usare frasi generiche come “si adottano tutte le misure di sicurezza” (senza specificare quali).
Allegare piani vecchi o riferiti ad altri cantieri.
Non indicare i nomi reali di preposti, RLS, addetti antincendio o primo soccorso.
Lasciare sezioni vuote o incomplete.
Non aggiornarlo quando cambia qualcosa (personale, macchine, fasi di lavoro).
Un POS sbagliato o incompleto è come una cintura di sicurezza slacciata: esiste, ma non serve a niente. Inoltre, in caso di incidente, è la prima cosa che viene controllata. Se non è coerente, può diventare un elemento a sfavore anche in ambito legale o assicurativo.
Conclusione
Sapere come redigere il POS in modo corretto è fondamentale per ogni impresa che lavora in cantiere. È un documento che tutela l’azienda, i lavoratori, i clienti e l’intero processo esecutivo. Non è un mero adempimento, ma uno strumento strategico per dimostrare consapevolezza e serietà professionale.
Farlo bene è più semplice di quanto sembri, se si parte dalla realtà del cantiere e si applica un metodo chiaro, coerente e aggiornabile.
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FAQ – Domande frequenti sul POS in cantiere
Il POS è sempre obbligatorio?
Sì. Ogni impresa esecutrice, anche individuale, che opera in un cantiere temporaneo o mobile è obbligata a redigere il POS, indipendentemente dalla presenza di altri soggetti.
Chi deve redigere il POS?
Il datore di lavoro dell’impresa esecutrice è responsabile della redazione del POS. Può avvalersi del supporto dell’RSPP o di consulenti esterni, ma la responsabilità resta in capo a lui.
Il POS può essere condiviso tra più imprese?
No. Ogni impresa deve redigere il proprio POS, anche se opera nello stesso cantiere con altre imprese. Il PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) funge da riferimento comune.
Quando va aggiornato il POS?
Il POS deve essere aggiornato ogni volta che cambiano le lavorazioni, il personale, i mezzi utilizzati o le condizioni del cantiere. Anche modifiche minime devono essere riportate.
Il POS deve essere firmato?
Sì. Deve essere firmato dal datore di lavoro e, se richiesto, controfirmato dai preposti o responsabili di cantiere. La firma certifica la consapevolezza e l’assunzione di responsabilità.